D2 BLOG: Networking, coworking e enti territoriali.

Pubblicato da Michael il

Networking, coworking e Enti territoriali.

Un vantaggio per la collettività

Come abbiamo visto negli ultimi anni è cresciuto velocemente il numero dei coworking space e de coworker in tutto il mondo. Sempre di più il classico concetto di luogo di lavoro va scomparendo e come reagiscono a questo cambiamento la collettività e gli enti territoriali?

Mostrare sensibilità politica sui temi del lavoro è un tratto distintivo importante. 

Negli anni passati le politiche per il lavoro di Regioni o Province erano guidate da piani operativi che non guardavano al fenomeno complessivo del mondo del lavoro.

Non veniva prestata l’adeguata attenzione ai nuovi settori lavorativi come freelance e “nomadi digitali” i quali però vivono nei Comuni e si spostano tra essi.

Ci sono spazi per il tempo libero, per la cultura, per lo studio ma non per il lavoro.

Perché quindi un Comune dovrebbe intervenire?

Finora abbiamo assistito alla nascita di spazi per la condivisione del lavoro realizzati da personalità private come commercialisti, avvocati e associazioni ma se è vero che il mondo delle professioni abbia un ruolo fondamentale in un’economia bisogna che la città intervenga direttamente identificando il mondo freelance come innovazione e sviluppo e per farlo deve partire dagli spazi.

Il coworking è la risposta. È l’anello di congiunzione tra queste due realtà!

Abbiamo già trattato dei benefici del coworking dal punto di vista dei lavoratori ma per la collettività?

Creare opportunità di scambio crea nuova “mescolanza”. Non ci sono soltanto i social network per cercare le persone o i “partner”, c’è anche il networking reale.

Il networking o community è la capacità di creare una rete di relazioni professionali che si mantengono nel tempo e che si basano sulla fiducia reciproca. Si basa sul conoscere altri professionisti, creare una relazione di reciprocità, grazie alla quale si genera uno scambio di idee, consigli, informazioni e contatti. Tu dedichi il tuo tempo e metti a disposizione la tua esperienza e le tue conoscenze e gli altri fanno altrettanto. E’ un circolo virtuoso in cui si dà e si riceve con l’obbiettivo di aumentare il numero dei propri clienti e, volgarmente parlando, guadagnare di più.

È necessario, oggi più che mai, favorire la contaminazione dei saperi. Le professioni sono sempre di più contaminate dalle altre, le specializzazioni si intersecano e pensate alle opportunità di innovazione che ne può trarre una città e più in generale un Paese nel mettere insieme soggetti diversi!

In particolare, sul fronte internazionale, i coworking “WecreateNYC” a New York e “TheCube” di Londra hanno, per esempio, istituito un gemellaggio: ognuno ha a disposizione piccoli spazi e tempi dell’altro; quando si pensa a iniziative nel coworking principale le si può facilmente esportare oltreoceano. E’ un modo per creare scambi d’iniziative, fare conoscere persone, sfruttare la creatività e immaginare eventi su dimensioni globali, non più locali.

Creare un coworking da spazi comunali inutilizzati diventa un vantaggio su larga scala.

I lavoratori e gli startupper possono avere un luogo stimolante a un prezzo accessibile dove poter lavore. Più lavoro porta a più benessere per l’intero sistema Paese. Avere un polo attivo e innovativo stimola le iniziative di tutto il territorio circostante, inoltre, il Comune può riutilizzare spazi che altrimenti sarebbero lasciati a loro stessi migliorando il paesaggio urbanistico della stessa città.

Gli Enti territoriali quindi devono assolutamente intervenire in questa nuova realtà realizzando luoghi, situazioni, promuovendo la cultura e dando ai freelance la possibilità di esprimersi e creare benessere per tutta la collettività.


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